– Mi dici che giorno è oggi?
– Il trenta di gennaio.
– Allora è finito il mese.
– Domani finisce gennaio.
– Non ricordo più niente, sai?
– In che senso?
– Il 25 di Marzo faccio ottantanove anni e non ricordo quasi più niente.
– Be’, capita.
– Vuoi sapere perché non ricordo più niente?
– Sì.
– Facevo il tassista. Trentacinque anni di taxi. Era il mio il taxi. Facevo la linea del quattro ma conoscevo tutte le strade di Milano anche se non sono nato qui. Ora non ricordo più niente, neanche come fare a tornare a casa, ci pensi? Trentacinque anni per strada e non riuscire a tornare a casa. E’ successo anni fa che ho iniziato a non ricordare più niente. Vuoi sapere come è successo?
– Sì.
– Facevo il tassista. Trentacinque anni che ero per strada. Conoscevo bene tutta Milano poi, un giorno, sono andato in pensione e ho venduto il taxi. Settantacinque milioni mi hanno dato. Le licenze per i taxi, a Milano, costano tanto. I soldi me li hanno dati in contanti. Sono tornato subito a casa, con i miei soldi. Non volevo andare in una banca qualsiasi, volevo andare nella mia banca, quella di fiducia e allora sono tornato subito a casa e li ho nascosti bene in una scatola. Settantacinque milioni. Poi, era di mattina, ho sentito suonare alla porta. Vado a vedere chi era. Era una signora, una bella signora, ben vestita, distinta, sulla quarantina. Io non volevo aprire, capisci? Non la conoscevo e in giro si sentivano tante storie. Questa bella signora insisteva, diceva che eravamo parenti e che era di passaggio a Milano e che mi voleva conoscere prima di andare via. Io non volevo aprire, per via di tutte quelle cose che si sentivano in giro, ma la signora, una bella signora, giovane, insisteva e ho aperto perché diceva che eravamo parenti e ci teneva a conoscermi. L’ho fatta entrare e ci siamo messi al tavolo. Io, all’epoca, abitavo in un monolocale, ero da solo e c’era il letto e la cucina nello stesso posto e ci siamo seduti al tavolo a parlare. Allora, la signora mi dice che aveva sete e mi chiede se poteva prendere un bicchiere d’acqua e io le dico sì, che poteva prendere un bicchiere d’acqua. Una bella signora, giovane, sulla quarantina, quarantacinque al massimo. Lei torna con un bicchiere e mi dice che dovevo bere, ché magari avevo sete. Erano le dieci del mattino e io non avevo sete ma mi dice che dovevo bere, ché eravamo parenti e cose così e io allora ho bevuto. Ho bevuto e da allora non ricordo niente. Mi sono svegliato in ospedale. Il medico, un ragazzo giovane, mi ha detto che ero stato in coma per due giorni. Due giorni, capisci? E io non ricordavo niente di quello che mi era successo. Mi dice che non avevo niente e che potevo tornare a casa. Ho preso il quattro, fino a Maciachini, e poi la coincidenza con il quindici. Sai, ti ho detto che ho fatto il tassista per trentacinque anni e che facevo la linea del quattro? Sono tornato a casa e ho trovato tutto in disordine, tutto rovistato, nei cassetti, tutto sottosopra, anche le pentole. Ho guardato nella scatola e i soldi non c’erano più. Settantacinque milioni non c’erano più. La scatola era vuota, capisci? I soldi di una vita passata su un taxi. Poi, da allora, ho cominciato a non ricordare più niente, neanche dove abito.
Che giorno è oggi?
– Il trenta di gennaio.
– Allora anche gennaio è finito.
– Gennaio finisce di trentuno. Domani.
– Non ricordo quasi più niente. Tu quanti anni hai?
– Ventisette a luglio.
– Sai, da giovane facevo il tassista. La linea del quattro. Andiamo a casa?
– Sì, andiamo.
(foto di manfri)